Luigia Spini - Provincia di Bergamo

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Gli Assistenti sociali che partecipano al Gruppo Supervisori di tirocini: ▫ si confrontano sui temi della formazione universitaria di servizio sociale;. ▫ condividono ...
PROVINCIA DI BERGAMO Settore Politiche Sociali e Salute

La supervisione dei tirocini responsabilità deontologica

Dott.ssa Luigia Spini

Gruppo dei Supervisori di tirocini di Bergamo Gli Assistenti sociali che partecipano al Gruppo Supervisori di tirocini:  si confrontano sui temi della formazione universitaria di servizio sociale;  condividono attività rivolte agli studenti dei diversi anni accademici, definiscono strategie di formazione ed informazione degli studenti e dei supervisori;  svolgono attività di formazione rivolta ai colleghi che affrontano per la prima volta questo compito;  progettano attività di formazione avvalendosi della disponibilità e della collaborazione del personale della Provincia di Bergamo.

Obiettivi del Gruppo dei Supervisori sono: • programmare e coordinare i tirocini sul territorio provinciale; • mantenere collegamenti con le sedi universitarie; • predisporre materiale di studio ed approfondimento; • condividere linee e strategie per un migliore esercizio della funzione del supervisore. Dal 2000 i tirocini attivati sono stati 200 per le Università Cattolica e Bicocca e altre fuori Regione. I supervisori coinvolti in questi dieci anni sono stati 90. Essere supervisori non significa partecipare al Gruppo.

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Art. 53 del Codice deontologico Titolo VII - RESPONSABILITÀ DELL’ASSISTENTE SOCIALE NEI CONFRONTI DELLA PROFESSIONE Capo I - Promozione e tutela della professione Art. 53. L’assistente sociale deve adoperarsi nei diversi livelli e nelle diverse forme dell’esercizio professionale per far conoscere e sostenere i valori e i contenuti scientifici e metodologici della professione, nonché i suoi riferimenti etici e deontologici. In relazione alle diverse situazioni, deve impegnarsi nella supervisione didattica e professionale, nella ricerca, nella divulgazione della propria esperienza, anche fornendo elementi per la definizione di evidenze scientifiche. 3

Tirocinio di servizio sociale L’attività di tirocinio professionale costituisce parte integrante e qualificante della formazione di base degli assistenti sociali. Essa consiste in un’esperienza professionale guidata, effettuata in un contesto lavorativo e per questo rappresenta una modalità privilegiata e insostituibile per l’acquisizione e per l’elaborazione di:  principi e valori specifici della professione: ciò implica la capacità di operare nel rispetto della deontologia professionale;  conoscenze teorico-metodologiche: per poter strutturare il “divenire “ del processo di aiuto;  competenze operativo-professionali: quindi capacità di operare all’interno di un sistema organizzato apportando lo specifico della professione. 4

Supervisione è “autogenerazione formativa” ed empowerment La formazione sta in capo alla comunità professionale ed è per questo che Gui parla di AUTOGENERAZIONE FORMATIVA in cui l’assistente sociale sostiene ed accompagna lo studente in un processo di identificazione professionale. Ciò richiama l’impegno di ogni professionista che, necessariamente, deve porsi dentro un quadro valoriale che è cornice e guida e che ne garantisce una coerenza organica. Il supervisore deve aiutare lo studente ad esprimere domande, pensieri e considerazioni e stimolare in lui la capacità di comprendere la situazione che sta vivendo e riportarla dentro un quadro concettuale-teorico nel quale ascrivere la situazione concreta e trovare strumenti di analisi . Questa azione richiama la responsabilità deontologica dell’Assistente sociale supervisore relativa all’azione di cura che pone al centro la persona attraverso un’azione di empowerment. 5

Supervisione è “autogenerazione formativa” ed empowerment Il super-visore NON È un super-professionista. Quello che esercita non è un ruolo gerarchico, ma è una funzione che aiuta lo studente a ri-vedere gli accadimenti e gli oggetti su cui sta imparando attraverso una posizione sopra-META. Si tratta di una funzione bidirezionale nel senso che agisce sul tirocinante ma anche sul supervisore che, in questo modo, è costretto a ri-vedere, re-visionare il proprio stesso lavoro. Un’ipotesi su cui il Gruppo dei Supervisori ha lavorato e che ci sembrerebbe importante proporre è relativa alla possibile formalizzazione di una azione di accompagnamento e supporto da parte dei supervisori ai colleghi neo-assunti.

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Gruppo dei Supervisori Il gruppo rappresenta un passo in più rispetto all’ attività di supervisione perché costituisce il tentativo di ripensare alla propria attività, sottoporla al confronto e alla verifica dei professionisti che danno la disponibilità al tirocinio.

La costituzione di un gruppo stabile di supervisori che, nello stesso territorio, costruisce insieme e in modo strutturato lo spazio di riferimento professionale per i tirocini, è un’occasione preziosa di apprendimento per gli operatori interessati e per i diversi Servizi di appartenenza. Punti di forza del gruppo: •sostegno

della Provincia:

•gruppo

come spazio di confronto professionale

•gruppo

come autoformazione dei suoi partecipanti

Nodi critici del gruppo rapporto tra Ente di appartenenza e il professionista mancata formalizzazione del gruppo. 7

Il tirocinio per il supervisore L’assistente sociale è tenuto alla propria formazione continua al fine di garantire prestazioni qualificate, adeguate al progresso scientifico e culturale, metodologico e tecnologico, tenendo conto delle indicazioni dell’Ordine professionale. (art. 54 del Codice deontologico) Punti di forza: • Il tirocinio rappresenta uno stimolo ed una occasione forte per l’accrescimento e l’aggiornamento professionale del supervisore, che si confronta e si sottopone ad uno sguardo ALTO e ALTRO dell’università e del tirocinante. • E’ evidente il riferimento a quanto stabilito dal codice deontologico che richiama il professionista alla responsabilità verso la propria formazione professionale e la propria quotidianità. Criticità • Richiede tempo ed impegno che spesso mal si conciliano con i carichi di lavoro attribuiti dall’Ente. • Difficoltà a partecipare al gruppo a causa del mancato riconoscimento del tempo al supervisore. 8

Rapporto con le università Punti di forza: 

Formazione specifica ai supervisori organizzata dall’ Università Cattolica;



Incontri periodici dei supervisori con tutor (Università Cattolica);

Estensione ai supervisori di inviti a partecipare ai seminari formati organizzati dall’Università (Bicocca- Cattolica). 

Criticità 

L’Università non sempre rispetta gli abbinamenti.

L’Università Cattolica del Sacro Cuore, come altre Università, durante il tirocinio, non prevede l’affiancamento specificatamente ad un’assistente sociale ma ad un social worker indifferenziato, ciò a discapito di quella costruzione dell’identità professionale. 

Il rapporto tra tutor dell’Università Bicocca e supervisori è essenzialmente basato su contatti telefonici o informatici. 

Gli incontri tra tutor e supervisori avvengono prevalentemente presso l’università rendendo più oneroso l’impegno per il supervisore. 

Il tirocinio di secondo anno mette in evidenza l’insufficiente preparazione dell’allievo. 

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Prospettive Il gruppo, durante la normale attività, ha più volte sentito l’esigenza di fare tesoro delle riflessioni e del materiale prodotto, in particolare rispetto alla possibilità di svolgere una riflessione sull’evoluzione del servizio sociale in provincia per costruire una memoria collettiva sulle radici e sulle persone che hanno costruito/svolto la professione sul nostro territorio. E’ necessario affinare la strutturazione del gruppo alla luce delle indicazioni emerse dal gruppo sulla formazione continua e sulla formazione sul campo: individuando, quindi, un coordinatore scientifico, un coordinatore operativo, la tenuta di una documentazione adeguata ecc. La partecipazione al gruppo potrebbe essere posta alle Amministrazioni che decidono di accettare il tirocinante come una conditio sine qua non per svolgere la funzione. Occorre far comprendere che accogliere il tirocinante rappresenta un’occasione di arricchimento sia per il proprio personale che per l’Ente. Le scuole professionali che formano “i tecnici dei servizi sociali” creano confusione. Verso questi Istituti andrebbe svolta un’azione di precisazione a tutela della professione e degli studenti stessi che li frequentano. Ultima questione in ordine formale, ma prima in ordine sostanziale, è costituita dalla possibilità di formalizzare il gruppo dei supervisori come commissione (o altra forma da individuare) permanente, con un coordinatore, espressione dell’Ordine professionale che risponda all’Ordine e sia interlocutore riconosciuto per gli enti e le istituzioni con cui il gruppo si interfaccia. 10

Conclusioni Dare disponibilità all’azione di supervisione è una scelta libera che richiede al professionista la consapevolezza di esercitarla secondo il principio della responsabilità deontologica. Responsabilità presuppone sempre una situazione di libertà, in cui la persona può scegliere quale comportamento tenere. Si tratta quindi di una scelta, che una volta assunta, pone il soggetto nella condizione di rendere conto alla comunità professionale rispetto al dovere assunto.

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Bibliografia AAVV, “Il tirocinio degli Assistenti Sociali: supervisione e valutazione dei tirocini nella Provincia di BERGAMO”, (pubblicato sul Bollettino dell’Ordine Regionale degli Assistenti Sociali, novembre 2008)

F. Malanchini, “Il Coordinamento dei supervisori di tirocinio della provincia di Bergamo” (Atti dell’Assemblea generale degli iscritti all’Ordine Regionale, 13 giugno 2009) M. Dal Pra Ponticelli (diretto da) “Dizionario di servizio sociale”, ed. Carrocci Faber, anno 2005 Maria Luisa Raineri, “Il Tirocinio di servizio Sociale”, Franco Angeli, 2003 Appunti del corso di formazione per i supervisori di tirocinio organizzato dalla Provincia di Bergamo nel settembre 2009 tenuto dal prof L. Gui dal titolo “Corso di formazione per assistenti sociali supervisori di tirocinio”

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